Raffaele Rossi

in compagnia dei libri

Non solo i libri scolastici, punto di riferimento obbligato e assoluto dal momento che era indotto dalla necessità di ottenere sempre la media dell’Otto per essere esonerato, figlio d’una famiglia operaia, dal pagamento delle tasse scolastiche. Questa era la inderogabile condizione per continuare gli studi.

La passione per la lettura di ogni tipo di libri si manifestò presto e continuò in modo disordinato, L’impegno poi per la libertà e la pace (si era nell’Italia della dittatura e della seconda guerra mondiale) concorse a definire una scelta più precisa. I grandi spiriti "contro" della storia erano in sintonia con i pensieri in quegli anni d'inizio del secondo conflitto mondiale. Significative le letture del periodo: Giuseppe Lom­bardo-Radice Pedagogia di apostoli e di operai, Delio Cantimori Utopisti e riformatori italiani, gli scritti su la Religion sante de l' Egalitè di Filippo Buonarroti, L'Utopia di Tommaso Moro e le opere degli altri utopisti del Rina­scimento come Bacone, Comenio, Campanella. Anche la ricerca extra-scolastica del Carducci ribelle dell' Inno a Satana e della sua ispirazione libertaria e sociale ("Quando una forte plebe di liberi dirà guardando ne' 'l sole: illumina non ozi e guerre ai tiranni, ma la giustizia pia del lavoro?"), costituivano alcune delle letture fondamentali di un percorso culturale, che non seguiva un piano definito, ma sicura­mente già una ispirazione utopica antitotalitaria, protesa verso la giustizia sociale. Si può capire, ancor meglio oggi, come da queste premesse dovessero fatalmente derivare le successive scelte ideali e politiche.

Nella biblioteca comunale fece la sco­perta di Federico Engels e lesse quella sua piccola e facile opera che è Dal sociali­smo utopistico al socialismo scientifico, sorpreso ed entusiasmato nel poter leggere di socialismo negli anni ruggenti del fascismo. Si appassionò alla lettura delle opere dei filosofi come Gli eroici furori di Giordano Bruno e tracciò, dopo la lettura dei Fratelli Karamazov di Dostoevsckij, il primo schema di un lavoro dal titolo "Il ritorno di Cristo", e metteva come sottotitolo "Dedicato alla causa degli oppressi di tutti i tempi".

Moltissime letture, dunque, (quasi tutte le opere dei grandi scrittori russi e francesi dell'Ottocento, innumerevoli racconti di avventure di terra e di mare) che hanno avuto un peso non solo sulla formazione culturale, ma anche nello stabilire un forte legame con le passate generazioni. Riuscì ad arricchire le sue conoscenze ricorrendo alle edizioni della "Biblioteca" Universale della Sonzogno, una collana di grandi benemerenze culturali per la scelta delle opere e per il basso costo dei libri. Diciamo pure libricini di assoluta modestia editoriale, che costavano una lira, anzi ne conserva, tra gli altri come amici carissimi, uno di Leone Tolstoi dal titolo Ai soldati e agli operai, edizione del 1912, che costava nel 1939 trenta centesimi. Di questa collana, che doveva essere stata pensata proprio per gli studenti poveri, acquistai le tragedie dell' Alfieri, le opere di Shakespeare, di Scho­penauer, di Goethe, di Gorkj, di Droz, di Platone, di Heine, Le confessioni di Sant' Agostino, di Renard. Un occasionale e felice incontro fu con un'opera di Vsiuvolod Garscin, intitolato La guerra, libretto prezioso sulla guerra russo-turca, pesante e dolorosa accusa contro il militarismo. Il fatto particolare era che aveva come prefazione uno scritto di Guy de Maupassant.

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